La poesia è legata agli elementi. L’ho sempre pensato e non a caso ho
restituito il mio libro alla natura tagliandolo in 4 parti, nel rito che
ho descritto della “Libezione”. Gli elementi ci dicono che il poetare
non può essere una mera attività artigianale o tecnica ma una
espressione che attinge alle forze del cosmo e a disegni che solo in
parte siamo in grado di intuire. Il poeta diventa quasi rabdomante,
sente, e prevede, percepisce le microscosse telluriche del proprio
tempo. Nel giugno del 2012 ho conosciuto Alessandro Gambo del “Magazzino sul
Po”, un locale che si trova ai Murazzi di Torino, in un antico ricovero
delle barche. La zona ha alle spalle Piazza Vittorio e guarda il fiume,
alzando lo sguardo ritroviamo la Gran Madre, il Monte dei Cappuccini e
la collina torinese.
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I Murazzi, come ricorda Chiara Sabatucci in un recente studio, vengono
abbandonati dai pescatori a causa dell’inquinamento a partire dalla fine
dell’800 e dopo un lungo degrado vengono riqualificati nella seconda
metà degli anni ’70. Viene concessa l’apertura di locali e in pochi anni
i Murazzi diventano il luogo più noto della vita notturna della città.
L’epilogo arriva nel novembre 2012, gran parte delle attività viene
chiusa dalla magistratura con vari capi d’imputazione. Una delle poche
che si salva è il Magazzino sul Po, nel lato sinistro, che si distingue
per concerti di musica jazz e proposte culturali. Paradossalmente si
spengono i riflettori e un locale accoglie con entusiasmo il mio
progetto di poetry slam a Torino. Il Murazzi Poetry Slam realizza così
dal giugno del 2012 una serie di dieci poetry slam che rilanciano questa
disciplina letteraria. Si apre intanto un duplice dibattito, sul futuro
del poetry slam locale e nazionale da un lato e sul futuro dell’area
che ci ospita dall’altro. Ale Gambo il 22 novembre mi conferma via sms che il locale è agibile. Il
pericolo ovviamente è la piena del Po, bastano pochi giorni di pioggia.
La polizia municipale ha sempre pronte sulla scrivania le ordinanze di
chiusura dei pochi locali sopravvissuti.
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Il Magazzino sul Po è ampio e la penombra teatrale crea un’atmosfera
raccolta. Gli spettatori entrano, prendono posto sotto alle volte in
mattoni a vista, sono attenti e hanno una compostezza tutta sabauda che
non ho mai trovato in altri slam. Assistiamo alla nascita di una zona
franca per le lettere e le arti, (la T.A.Z. la chiamerebbero alcuni, una
zona temporaneamente autonoma, un tempo sospeso). Laddove i pescatori
facevano riposare le loro barche ora si costruiscono imbarcazioni di
parole. Recuperiamo una relazione antica con la natura e con la nostra
città.
Il non-limite urbano e naturale dei Murazzi coincide perfettamente con
la linea inafferrabile della poesia. I Murazzi sono una frontiera
interna che si sovrappone e sfuma, che si può spostare da un momento
all’altro e non accetta discussioni. L’ipotetico limitare dei Murazzi è
una coincidenza più che una demarcazione, la coincidenza del disegno
abitativo con quello terracqueo. Il Murazzi Poetry Slam ha aggiunto un
ulteriore livello a questa sovrapposizione, il piano della parola detta,
della poesia che non accetta di essere immobilizzata.
La poesia che vive e prospera sulla sua non-linea di confine (confine
che è geografico ed estetico, linguistico e segnico) ha trovato ai
Murazzi di Torino speculare dimora.
da La Poesia e lo Spirito, novembre 2013